sabato 19 agosto 2006

La storia di Meg

Eccola qui, la storia di Meg, proprio come quella che chiunque avrebbe potuto immaginare: ora non è più solo scritta nei suoi gesti e nelle sue sembianze, ora è qui, sul bancone di questo bar, fra le tazzine del nostro caffè di  metà mattina.


E ora che è qui non sappiamo cosa farcene, io e Meg.


Io non so cosa fare dei suoi occhi gonfi e della sua mascella irrigidita di rabbia, e lei non sa cosa fare dello stereotipo di compassione che trasuda, mio malgrado, dai miei sguardi.


“Pensavo di essere una ragazza intelligente e invece mi sono fatta fregare”:  questa  è la frase che è rimasta appesa fra di noi più a lungo. Di cosa mi stai parlando, Meg?


Mi stai parlando di un investimento sbagliato – pensavo di guadagnarci e invece ci sto perdendo alla grande – o mi stai parlando di una specie di storia d’amore – pensavo volesse amarmi e invece vuole solo far uso di me - ?


E cosa ne faccio io della tua storia, che non è abbastanza originale, per il mondo, da farne un romanzo, o anche solo un aneddoto, e che non è abbastanza consueta, per me, per entrarvi dentro e farne parte?


Eppure, ora, in questa storia c’è anche questa chiacchierata di metà mattina: ora, in questa storia, ci sono anche io.

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