lunedì 15 gennaio 2007

Senza titolo

 

Dopo aver vagato a lungo, e con rabbia, nei meandri del suo corpo, su e giù per le vene, per le arterie e le sinapsi, dopo aver reso per molti giorni e infinte ore pesanti i suoi passi e il suo respiro, amaro il sapore  delle cose e sordi i suoni, finalmente, quella notte, il Dolore trovò la strada per uscire. E giunse, finalmente, alla punta delle sue dita. E calmo e caldo, dalle sue dita uscì, e inondò i fogli.


 


Suonare_violino Lei scrisse, dunque, china alla scrivania dello studio, scrisse parole a fiotti e lunghe frasi, storie e metafore, poesie. E quando fuori si fece chiaro, ella vestì e pettinò il suo corpo che non aveva dormito e diligentemente, coraggiosamente, e finalmente con passo elastico, uscì a compiere le faccende di cui si compongono le giornate. Uscì e lasciò il Dolore disteso ad asciugare su fogli di carta azzurra, in disordine, sulla scrivania. Non si trattò di oblio, né di sconsideratezza, e neppure di guarigione. Il Dolore l’attendeva, ma era rimasto a casa.


 


Rientrando la sera trovò la serratura forzata.


Con timore mosse i suoi passi nella sua casa violata, fra i cassetti rovesciati, le sue cose disseminate, pestate, stropicciate, frammenti di specchi, vetri, cuscini, porte di armadi spalancate, la sua collana di perle, documenti, libri, una copertina strappata. Si avvicinò  alla porta dello studio sgomenta, con la testa affollata dalla lista provvisoria e confusa delle cose di cui era stata derubata. Vide due uomini, seduti per terra. C’erano fogli azzurri sparsi tutt’intorno, e loro, abbracciati, piangevano.


 


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