sabato 19 luglio 2008

Guizzo's Seconda Serie: Dreams....

Questa puntata si apre davanti al portone del distretto di polizia. Ci sono un uomo e una donna sulla piccola scalinata disadorna e gente intorno che entra ed esce. (Dove andranno tutti quanti.) C’è un cielo pesante come il respiro di Meg (Solo due mesi di gravidanza e già questa spossatezza.) C’è un gatto che annusa un fazzoletto baciato di rossetto che potrebbe essere il nostro gatto ma forse non lo è.


- Come devo dirglielo? Entri e faccia una denuncia… - Il tenente Alreadything ha la voce esasperata e ruvida ma gli occhi non confermano. Sono svagati, lenti e pigri, come se accarezzassero distrattamente la schiena del gatto aspettando l’ispirazione per decidersi.  


- Lei non mi sta ascoltando. Non ho nessuna prova per affermare che Padre Biz non è dove dice di essere, e soprattutto non c’è nessuna ragione (oddio una ci sarebbe ma ora non è il momento, davvero, forse un giorno, chissà) che giustifichi la mia ricerca. Ma io devo sapere dov’è. Devo, lo capisce questo? -


- Se è per questo  non lo capisco affatto, ma non è questo il punto. Cosa le fa ritenere… -


- Ma insomma, lei non mi sta ascoltando. Mi ha lasciato una poesia, si rende conto? Una poesia può significare solo due cose (e non necessariamente in alternativa): o è una minaccia o è una richiesta di perdono. E lui sulle faccende del perdono è tipo da rivolgersi ben più in alto ... -


- Quindi secondo lei sarebbe una minaccia – poi, ad un tratto, proprio mentre il sole si stava decidendo a far uscire un paio di raggi in esplorazione, sembra arrivare fulminea anche l’ispirazione. Ed ecco il braccio del tenente che si alza, il mento che scatta in avanti. Meg è avvolta in una specie di abbraccio che sa di tabacco e di buio. Ed è dopo un istante molto lungo che chiede roca:


- Che fa?- E allora lui allarga le braccia e riprende la distanza consueta.


- Mi ascolti bene: è meglio che non si faccia vedere qua. La cercherò io.-


E lei, mentre tiene le orecchie ben puntate sul suo tono improvvisamente tagliente, fa andare in giro gli occhi a sua volta e scorge, proprio mentre sta per svoltare, l’inconfondibile Pontiac di Anthony Guizzo.


Ed è solo questione di attimi e di biglietti da visita e strette di mano e poi eccola che sale sul taxi e si capisce da come stringe la borsetta che sta pensando a quel sogno, quello in cui Charles la accarezzava con quelle specie di grandi ali che aveva al posto delle mani e lei aveva la bocca piena di piume e non riusciva a chiedere aiuto. (La mamma avrebbe detto “vuol dire che devi dartela a gambe Maggie, vola via subito”, ma io non ce la faccio proprio a lasciar perdere così).

5 commenti:

  1. Anche i sogni dei sogni si intrecciano!

    :-)

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  2. tutto è possibile, grazie ad una attenta regia!

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  3. Una divertente lettura estiva. Complimenti, Prish.

    :-)

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  4. Grazie Pim! Prossimamente.... Guizzo's sul megaschermo del Papete Beach... :-)) Prish

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  5. Ho fatto un altro pezzo, un altro "metaguizzo".

    Ciao

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