venerdì 25 gennaio 2013

Ciao Ricky!


Sei arrivato pian piano – tanto che forse alla tua mamma sarà sembrato di essere su uno di quei treni che prende tanto spesso, quelli che partono e si fermano, partono e si fermano e sembra che non arrivino mai. Io invece, dal mio comodo divano, ti immaginavo tra le braccia di un nonno-cicogna che ti faceva fare voli radenti e mozzafiato e tu dicevi sempre ancora un giro e lui ti accontentava, felice di viziarti, orgoglioso all’idea di portarti fin fra le braccia dei tuoi genitori acceso di entusiasmo e di giochi.
E così sei arrivato, con il tuo fagotto di stelle, con gli occhi pieni di sogni e le guance lisce e invitanti come le pagine bianche di un quaderno nuovo.
E’ stato mentre ti guardavo per la prima volta che finalmente l’ho capito. Ho capito che quello che proviamo quando arriva un bambino, la tenerezza, la speranza, la felicità, la meraviglia, tutto quel groviglio di emozioni – che è diverso come diverse sono le persone raggomitolate e palpitanti nel cuore di questi cuccioli a colori pastello – ecco queste emozioni non sono qualcosa che appartiene a noi, che sta dentro agli occhi di chi guarda. Sono invece polvere, rimasta appiccicata alla pelle dei bimbi - o che qualcuno si è premurato di spennellare - dal posto da cui sono partiti. E’ un indizio che loro ci portano, come fosse un regalo. Nell’indizio che mi ha portato Ricky, oggi, c’era soprattutto un’irrefrenabile allegria.

2 commenti:

  1. L'allegria che suscitano i nuovi ingressi al mondo è anche il miglior augurio che si possa fare loro...

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    1. E' vero... non c'è niente come l'allegria ... dovrebbero consegnarne un pacco di prova a tutti i nuovi arrivi ;-)

      Ciao Pim, buona settimana

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