lunedì 21 luglio 2014

Il paradosso dell'ombrello

Mi interrogo sull’ombrello da tempo immemore. Non c’è nulla, a mio avviso, di così assurdamente anacronistico come l’ombrello. 
Possiamo parlarci – e vederci – da un capo all’altro del pianeta con un click del mouse. Possiamo controllare la chimica del nostro complicato organismo con qualche barattolo di pastigliette. Solchiamo i cieli su navicelle dotate di ogni comfort e  illuminiamo palazzi e città con un interruttore. Abbiamo perfino, e da un bel po’ di tempo, trovato il modo di guardare negli occhi l’atomo e le sue particelle.  Eppure, quando Giove Pluvio punta il dito, andiamo in giro con un bastone con attaccato in cima uno straccetto.  

E’ mai possibile che per ripararci la testa quando piove non abbiamo ancora inventato niente di meglio di una specie di fazzoletto da tenere sulla testa? Niente di meglio di questo sistema che, giusto per stare in tema, fa acqua da tutte le parti? Sgocciola sul collo e sulle spalle, quando lo chiudiamo ci restituisce tutta l’acqua da cui ci ha riparato lungo la via e ha la fastidiosa abitudine di sparire ogni volta che lo lasciamo incustodito. E quando non sparisce c’è un’unica ragione: nel lasso di tempo in cui lo abbiamo lasciato nel portaombrelli è spuntato il sole. Nel tal caso, però, è certo che lo dimenticheremo.


Insomma, questa cosa dell’ombrello mi pare davvero inspiegabile. Gli unici progressi che abbiamo fatto riguardano l'ombrello tascabile, l'apertura automatica e quella specie di tubo raccogli-gocce. Un bel po' sotto la media, direi. Ergo, nonostante mi interroghi sulla questione quasi ogni volta che sono costretta a servirmene, la spiegazione più convincente resta, nella sua incredibilità, quella del complotto. Ovvero, che esista una potentissima lobby degli ombrelli che boicotta ogni tentativo di rendere i suoi membri obsoleti. Se lascio la mia instabile fantasia libera di sguazzare in questo spunto come un bimbo – senza ombrello – in una pozzanghera, posso perfino immaginare gli ignari scienziati che incautamente approcciano lo studio del problema, rapiti e torturati in recondite segrete da loschi ombrelli spietati.  E con un sussulto guardo il mio, che invariabilmente ha una stecca piegata  - o altri segni del mio scarso rispetto -  e mi auguro che sia clemente. 

8 commenti:

  1. Sorrido divertito, le tue considerazioni sono le mie fin da quand'ero bambino - allorché sognavo di inventare una specie di girandola elettronica da applicare sulla testa che impedisse alla pioggia di bagnarmi. Va bene, erano gli anni '70 ed ero influenzato dalla SF televisiva, però ho continuato a sperare in una soluzione tecnologica che sostituisse lo scomodo e obsoleto ombrello. Niente da fare...

    P.S.: ne ho perduto una quantità, e a quelli che non ho perduto sono sempre riuscito a piegare le stecche

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    1. Speriamo che anche i tuoi siano clementi Pim!! Comunque non male la girandola elettronica.... :-))

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  2. Ingenua!
    Guardi il dito e non vedi la Luna!
    Il colpevole è Big Pharma, che per tramite del complotto degli ombrelli lucra sulla vendita di antiinfluenzali e palliativi per il raffreddore!
    Io comunque mi sono sottratto a questa logica, dopo aver dispensato ai bisognosi ventordici ombrelli sono passato alle giacche con il cappuccio, che fedelmente mi segue anche se il sole è tornato a mostrarsi.

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    1. Ma va! Si aprirebbe invece la strada a soluzioni tecnologiche con le più svariate -e dannosissime- controindicazioni ... Altro che raffreddore! Credi a me: il complotto degli ombrelli resta in cima alle probabilità!! Un saluto a te e ai ventordici

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  3. Al di là del fatto che questo pezzo è meraviglioso...io ho risolto come Anacleto!!!

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    1. :-) grazie Irene. La giacca col cappuccio e' una buona alternativa, anche se con gli occhiali ha qualche controindicazione, e soprattutto....implica rinunciare alla borsa....che per certe persone (!!) e quasi impossibile vero?!

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  4. Da una decina d'anni ho rinunciato all'ombrello e non me ne pento
    :-)
    ml

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