lunedì 10 novembre 2014

Come la vetta

' - Il popolo inuit ce la farà, Robert? - mi chiedono le persone quando racconto quello che ho scritto in questo libro- 
- No, non credo che ce la farà -  è la mia risposta, purtroppo. 
Penso che per loro sia finita. 
Per sempre. 
(...) Alcuni ragazzi inuit riusciranno ad integrarsi, magari qualcuno di loro racconterà di avere visto il  nonno pescare in un buco nel ghiaccio o di avere sentito parlare di una bisnonna che era un grande sciamano e da bambina aveva domato un orso bianco cento volte più grande di lei. Qualcuno studierà sui libri di storia che in cima al mondo, in una zona tanto remota quanto ostile, viveva un popolo bizzarro che era sopravvissuto al clima estremo e alle privazioni, ma non all'arrivo della civiltà. 
Qui la cultura è orale, ed è difficile sapere quanto della vita inuit verrà tramandato alle generazioni future. Questo libro vuole essere il mio piccolo contributo a che non tutto vada perduto.'
(Robert Peroni - Dove il vento grida più forte). 



Questa è la conclusione del libro, non l'introduzione, non la premessa. Come la vetta. E' quando arrivi qui che sai perchè ci sei arrivato, che sai perchè lo hai letto tutto. 
Che sai perchè è meglio fare il proprio dovere mediocremente che il dovere di qualcun altro perfettamente. 




2 commenti:

  1. Mentre leggevo la citazione, mi tornava alla mente quel libro che lessi al tempo delle scuole medie: "Il paese dalle ombre lunghe", Hans Ruesch. AI tempi (fine anni '70 del Novecento: detto così fa impressione ma anche in un altro modo l'effetto sarebbe uguale) era una di quelle letture classiche.

    Poi, la tua chiusa - precisa come un colpo di fiocina, siamo in argomento - mi ha richiamato tutt'altra serie di considerazioni su cosa è per me il dovere... troppe volte quello di qualcun altro, eseguito calligraficamente ma senza partecipazione (testa vs cuore/pancia), come un Inuit civilizzato.

    Considerazioni del lunedì sera.
    Come arrivo a venerdì :-)

    Ciao Prish, abbracci.
    Pim

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    Risposte
    1. Che commento suggestivo, Pim! Già: come ci arriviamo a venerdì? Calando la lenza nel buco nel ghiaccio, direi, e aspettando quieti. :-)

      Prish

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