Anche
quelli surgelati del negozio, anche preparati in cinque minuti e mangiati sullo
sgabello al bancone della cucina, io la vigilia di San Giovanni mangio i
tortelli d’erbette. Perchè in ogni boccone c’è uno zio dalla voce tonante che
brandisce il matterello, la lunga tavolata apparecchiata, le nonne e le zie, che
pescano da pentoloni fumanti i tortelli da condire con piccoli essenziali trucchi
segreti e con le molte chiacchiere di tante mani intorno ai fornelli.
E
se pure è tardi e domani ci si alza presto, basta il mio terrazzo per due gocce
di rugiada, perché alla fine del crepuscolo più lungo dell’anno c’è immancabile
la serenata delle fate. La voce tonante ha posato il matterello e si prepara al
canto. Danzano dunque, puntuali, le lucciole nel lungo viale e si increspano
sulla pelle le promesse dell’estate. La cartella finalmente abbandonata in
fondo all’armadio, i piedi nudi nei sandali nuovi, l’attesa di ginocchia
sbucciate e poi di avventure salmastre, di cartoline e interurbane, e ancora,
più avanti, di un bacio. Chissà. E' San Giovanni, si dia inizio all'estate.
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